Qualche mese fa Maria ( nome di fantasia per mantenere la privacy ) mi ha contattato per una consulenza. La sua vita, mi racconta, è resa difficile dalla mancanza di autostima e dalla sensazione di non sentirsi mai abbastanza. Questi, che lei definisce difetti, impattano in maniera negativa qualsiasi ambito della sua esistenza: da quello lavorativo, a quello amoroso, alle relazioni con amici e familiari ecc.
"Benvenuta sul mio pianeta!" le dico . Questa frase sembra sorprenderla parecchio. " Ho passato anni, decenni della mia vita a lottare con una dolorosissima mancanza di autostima e una sensazione perenne di non sentirmi abbastanza, so di cosa parli" , la rassicuro.
Il problema vero per chi si trova ad affrontare oggi, in questa cultura e società, la questione della mancanza di autostima è quello di riuscire a non cadere nei meandri della psicologia spiccia e della crescita personale da quattro soldi che imperversa in rete. Quella che ti dice costantemente che la mancanza di autostima è un qualcosa da cui dover guarire; che l' autostima è qualcosa da dover rinforzare.
"Sei pronta a farti ribaltare la visione sul non sentirsi abbastanza e sull' autostima?" ho detto a Maria. Ed è ciò che dico anche a te lettore. Quello che leggerai probabilmente capovolgerà ciò che hai sempre sentito dire su questo argomento e sfiderà il sistema di credenze che la nostra società ha sapientemente intessuto per renderti un suo strumento. Quindi per citare una frase dal film Matrix: " allacciati le cinture Dorothy, il Kansas sta per dirti addio". (rif. il mago di Oz)
Quando all' età di 21 anni conobbi Mr. Tobayashi (durante un tour teatrale in Giappone), un ex monaco shingon con il quale poi avrei trascorso un anno della mia vita a praticare, ero zuppa dalla testa ai piedi di cultura pop new age e psicologia da supermercato proveniente dai libri di self-help americani.
Avevo cercato in lungo e in largo metodi per innalzare la mia bassa autostima e dissipare la sensazione di non essere abbastanza. Tutto era cominciato durante la mia infanzia e il difficile periodo dell' adolescenza aveva poi inferto il suo colpo di grazia.
L' incontro con la vera spiritualità ha letteralmente salvato questa mia incarnazione. Sarò eternamente grata a Mr. Tobayashi per avermi presa sotto la sua ala con pazienza e capovolto il cervello a suon di colpi di pratiche spirituali, rendendomi la persona felice che sono oggi.
La mancanza di autostima e il non sentirsi abbastanza sono due dei più grandi miti della psicologia da discount o da rotocalco, che li ha trasformati in veri e propri problemi. Là dove invece se ne può fare dei super poteri.
L' auto-stima già di per sé è un principio che va preso molto con le pinze perché questa parola significa stima in me stesso. Ma questo me di cui si parla, questo "io", dov’ è? Non esiste! È un inganno della mente, è un proncipio illusorio. Se ti osservo vedo un corpo che è un cumulo di cibo, un pezzo di madre terra. Se ti ascolto sento una mente in azione che è un cumulo di credenze. Noi siamo un' insieme, una coralità di "personaggi psichici" e non siamo distinti e separati dal Tutto. (A questo proposito potrebbe esserti utile leggere l' articolo : come liberarsi dalla manipolazione della Matrix) . L' obiettivo della stima nell’ io, della stima in se stessi è un obiettivo sociale, un obiettivo che ti porta solo ad aumentare lo spessore della tua non gratificazione. A accrescere questa grande illusione che vede l' io come un qualcosa di unico, distinto e separato dal tutto.
Non sentirsi abbastanza : anche questo genere di insicurezze, fanno parte delle nostre fragilità e quindi casomai dovremmo esaltarle e non cercare di guarirle. Il "non sentirsi mai abbastanza" diventa effettivamente un problema quando vogliamo risolverlo. Se invece ci rendiamo veramente conto della nostra nullità, della nostra insignificanza in termini universali, lì avviene un cambio di paradigma. Come mi disse il mio maestro giapponese: la guarigione più grande di questi problemi è l’ umiltà, ovvero il sentirsi nessuno.
Capite bene che, venendo dalla cultura dell' individualismo in cui ero stata immersa fino ad allora, quelle parole suonarono come totale abnegazione alle mie orecchie. La spia rossa del pericolo si accese nel mio cervello. Il mio ego aveva cominciato a tremare e fornire spiegazioni che giustificassero la fuga a gambe levate da quegli insegnamenti. E come poteva essere diversamente? La nostra società punta al rinforzo dell' Io, altro che al sentirsi nessuno!
Eppure, il grandissimo poeta Borges aveva espresso cosi magistralmente il concetto: " Nessun uomo è qualcuno ma un solo uomo libero è tutti gli uomini. "
La questione quindi non è il cercare di essere qualcuno ma il cercare di liberarsi. Allora si che sei tutto. Ma liberarsi da cosa? Dalla gabbia dell' Io appunto che è un inganno, è dove si annidano tutte le percezioni fasulle deformate dalla mente.
Questo sentirti nessuno, questa umiltà profonda che deriva dalla consapevolezza di non essere qualcuno, di essere nessuno, questa presa d’ atto della tua insignificanza, della tua profonda imperfezione...questo ti permette realmente di guarire quella sensazione di non essere abbastanza, perché la sensazione del non essere abbastanza nasce come problema dentro di noi proprio nel momento in cui vogliamo essere qualcuno e come conseguenza di questo non è risolvibile.
La psicologia spiccia ti istiga a guarire la sensazione di non essere mai abbastanza ma questa è una missione già persa in partenza e che ha come scopo quello di renderti omologato al sistema, misurabile, governabile e prevedibile.
Nel momento in cui uno cerca di superare questa condizione del non essere mai abbastanza perché la vive come un problema, si mette sulla strada dell' omologazione, del diventare uguale agli altri. Il cercare di assomigliare a un modello sociale, performare sulla base di questo modello, è una strada sempre perdente.
È la strada della normalizzazione, della mediocrità. Non potrai mai essere abbastanza se imbocchi quella strada. Per forza! Finché sei dentro l' inganno dell' Io continuerai a paragonarti a qualcosa e a qualcuno, o a un modello preconfezionato.
Quando, durante una meditazione, raggiunsi il Samadhi, ovvero uno stato di coscienza dove sperimenti fusione con il tutto, feci reale esperienza di quelli che fino ad all'ora erano stati soltanto concetti.
Il mio maestro mi ripeteva sempre che per capire realmente cosa significasse essere nessuno (e perciò essere tutto) avrei dovuto fare esperienza anche per un solo istante della dissoluzione del mio io attraverso le pratiche spirituali.
Durante il samadhi, i confini del mio corpo fisico si annullarono. La sensazione fu quella di esplodere in miliardi di pixel nella luce, senza provare dolore. Questa uscita dalla gabbia dell' Io, anzi, mi provocò un' indescrivibile sensazione di gioia, pace interiore, pienezza vitale. Non ero più un corpo e una mente, ero le fronde degli alberi, ero le libellule che mi giravano intorno saltellando sull' acqua del ruscello che attraversava la foresta dove mi trovavo, ero il vento, ero le pietre sul terreno, il cielo. Sono diventata Tutto nel momento in cui mi sono permessa di sparire, svanire, morire, dissolvermi e... diventare nessuno.
Un' esperienza cosi ti cambia per sempre. Ma non è necessario raggiungere questa intensità per risolvere la sensazione di non essere abbastanza. Si può uscire dai labirinti della mente dove si annidano queste sensazioni di inadeguatezza, attraverso la meditazione e le pratiche spirituali quotidiane, un poco alla volta. A gradi di intensità sempre maggiore.
Se dentro di te è sorto il germe del non essere abbastanza perché ti sei fatto condizionare dal mondo e incominci a sentire questo come un problema occorre realmente che tu impari a svanire, sparire, finire, a non essere più nessuno.
Devi diventare consapevole che, non solo tu non sei abbastanza, ma sei imperfezione, incompiutezza. La mancanza è ciò che ci caratterizza fondamentalmente.
Sono mancante, sono imperfetto, sono incompiuto, non sono nessuno: questa profonda umiltà che addirittura ti cancella come "io", come individuo, ti porta alla vittoria.
Ti porta alla vittoria perché permette a quella che è la tua reale natura, a tutte le tue anomalie di esprimersi liberamente.
La volontà di essere abbastanza ti porta semplicemente a tentare di essere come gli altri, come i modelli che il sistema di propina e a causa dei quali sarai sempre perdente.
Al massimo puoi ritagliarti una nicchia nella mediocrità. Una nicchia in cui però si soffre continuamente perché si vive in una condizione di frustrazione e di rabbia costanti.
Se vuoi star li , benissimo! La strada migliore da imboccare allora è quella del self help e della psicologia spiccia e cercare di diventare qualcuno "curando" la sensazione di non essere abbastanza, trattandola come un problema. Per un pò di tempo funzionerà.. ma non illuderti! Queste sensazioni si ripresenteranno presto e saranno più forti di prima.
L' altra strada è quella dell' approccio spirituale, grazie al quale puoi fare reale esperienza del fatto che non sei un Io, distinto e separato dal tutto. Questa strada porta alla libertà, una condizione in cui non ha neanche più senso parlare di autostima.
Maria era molto determinata a voler smascherare in via definitiva l' inganno dell' autostima. Cosi ha deciso di affidarsi e fidarsi, dedicandosi ad imparare a praticare.
Abbiamo lavorato insieme sulla condizione di immobilità, un requisito chiave nella maggior parte delle pratiche meditative volte a portarti "fuori dall' io".
Abbiamo lavorato per mezzo di evocazioni e rituali sul permetterle di percepire la coralità, la complessità dei personaggi che costellano la sua psiche. Abbiamo pacificato le immagini più perturbate del suo passato in cui questo senso di un Io si è calcificato, dapprima necessariamente ( dobbiamo avere un Io ben strutturato per poi potercene liberare) in seguito diventando una vera e propria prigione di credenze e falsi miti.
Ad oggi Maria ha sperimentato cosa significhi la libertà e come mi ha scritto in un messaggio su whatsapp a fine percorso: "ma come facevo a non rendermi conto che era tutto frutto di un colossale inganno? " ...
E tu? hai mai fatto esperienza diretta di quanto ti ho raccontato?
Scrivimelo nei commenti, non vedo l' ora di leggerti.
Francesca Guidi